
Possono essere di molti generi , assai differenti tra loro e manifestarsi all’improvviso senza un’apparente ragione. Oppure “covano” latenti” e simboleggiano già la loro impronta, formando quello che diverrà il carattere del bambino sin dai primi anni di vita. Si definisce “musone”, “solitario” “introverso”, “timido” “chiuso”o di poche parole colui o colei che non manifestano a chi li circonda una gioia di vivere che traspaia dai pori della propria pelle. Alla scuola materna questo tipo di comportamento isolato e solitario, non solare e poco partecipativo alle attività ludico/didattiche, viene penalizzato dai compagni. Il gruppo arriva ad escluderlo, vedendolo sovente silenzioso, non sorridente e spesso con l’espressione di chi è arrabbiato con il mondo intero. Il bambini solitario spesso lo troviamo in un angolino a giocare e parlare da solo. O nell’altro caso di mutismo più pronunciato, può cantilenare alcune sillabe o nenie identiche tra loro con mugugni e note musicali a intervalli regolari, colme di significati solo da lui conosciuti. Sarà felice questa bimba, avrà pace e allegria nel proprio cuore? Diverrà di conseguenza un’adulta serena e aperta verso il mondo? O manterrà la sua aurea di persona solitaria, timida, introversa e difficilmente farà parte di gruppi sociali o di amicizie esternate pubblicamente ad altri. I bambini proprio per la loro tenera età, non sono certamente in grado di comprendere che cosa ci possa essere alla base di questi comportamenti definiti “strani”o “chiusi a riccio”. S’interrogano tra loro, fanno le loro congetture e si danno risposte adeguate alla loro età, ma non possiedono le basi medico/scientifiche, o l’esperienza di genitori ed insegnanti per comprendere a fondo il disagio del loro compagno di scuola. Possono solo trarre le loro conclusioni spesso crudeli, perché purtroppo, molti bambini “sono crudeli”, gli uni verso gli altri. Essendo istintivi ed ancora innocenti, con la mente scevra da pregiudizi razziali, religiosi, sociali o economici, si affidano a ciò che vedono di fronte ai loro occhi e su questo si basano. Hanno di fronte un soggetto della loro età che si si isola dai giochi comuni, non sorride mai, ha spesso il viso contratto, non canta quando tutti cantano, non vuole partecipare alle attività d’insieme e ben presto verrà etichettato per il comportamento che egli ha assunto. Sta alla maestre, ai genitori, o ad altri adulti che vengono a contatto con lui/lei, comprendere cosa “cova”sotto questi segnali ben delineati di comportamento. Se invece c’è un bambino particolarmente dolce e sensibile, proverà ad interagire con il compagno solitario ed entrerà, anche se con fatica, ed in punta di piedi in empatia con il suo mondo ed il suo modo di esporsi agli altri. Una volta che il piccolo cresce, tenderà a manifestare ancora chiusure mentali ostinate che con il tempo si modificheranno in base agli eventi che si presenteranno davanti. Potrebbero nascere notevoli problemi con l’ambiente scuola, con la famiglia, con gli sport, soprattutto quelli di gruppo, con le amicizie e con i primi fidanzatini/e. Va da sé, che se il soggetto con questi tipi di disagi non ammette di avere un problema che può comunque essere risolto, e non cerca aiuto, questi da problema che si può arginare, tracimerà e diverrà incontenibile e potrà creare guai seri a lui e all’ambiente circostante. Si diceva “via il dente via il dolore”, trovo riscontro positivo in questa frase anche se la persona affetta da timidezza o introversione, continuerà imperterrita a isolarsi sempre di più e non ascolterà coloro che vorranno aiutarlo. Anzi! Si stupirà del perché gli altri sono così socievoli, ciarlieri, simpatici e si aprono a nuove situazioni, facendosi stimolare e contagiare dalle novità. E’ un problema che se trascurato sin dalla più tenera età può sfociare in situazioni gravissime quando la personcina, divenuta uomo o donna non riuscirà più a gestire il suo essere chiuso e cupo.