Di mia nonna si conoscono tutti gli aspetti della sua vita, da quelli più dolorosi alle poche gioie che ha provato. Noi famigliari che l’abbiamo conosciuta bene ne abbiamo potuto apprezzare i lati buoni e quelli un poco più ostinati. Sappiamo della sua umile provenienza (figlia di N.N…) e non ce ne siamo mai vergognati! Sappiamo dei lavori che ha svolto, di quanta forza fisica e resistenza avesse e di come sia riuscita a crescere quattro figli. È rimasta vedova molto giovane, aveva 33 anni. La figlia più grande cioè mia madre aveva nove anni. Mentre le campane della Chiesa suonavano “da morto” come si suol dire, aveva le doglie e partoriva l’ultima bambina: zia Bruna. In mezzo i due maschi, cattivi, ostinati, litigiosi e sempre pronti a fare a cazzotti tra di loro. È un fatto molto brutto e doloroso non poter partecipare al funerale del proprio marito. Se poi pensiamo che oltre al dolore psicologico vi era anche quello fisico per il parto, la faccenda non è usuale.
A funerale avvenuto, con la piccina nella sua culla di legno da allattare e gli altri tre da sfamare, non aveva il tempo di crogiolarsi tra le lacrime. Dotata di senso pratico, pensò subito a come fare da sola a 33 anni per proseguire dignitosamente la sua vita e quella dei figli. Era ancora molto bella, nonostante all’epoca una donna di quell’età venisse considerata già vecchia. Vestivano di nero ed il lutto veniva rispettato, lavoravano nei campi perciò la loro pelle avvizziva molto presto. Aggiungiamo quelle pettinature così rigide e sembravano la nonna di loro stesse. Nonostante tutte queste componenti, attirava molti sguardi maschili e una volta rimasta vedova, le proposte per risposarsi non le mancavano. Aveva un corteggiatore in particolare,un brav’uomo, grande lavoratore e persona molto seria che avrebbe voluto condurre una vita con lei, facendosi carico anche dei quattro figli che aveva. Egli era molto insistente, ed io non ho mai saputo se lei ricambiasse questo sentimento. Era forte, pratica, seria e robusta, lavoratrice e madre integerrima ma credo che nel suo cuore avesse anch’essa bisogno di amore e di contatto fisico. Non abbiamo mai conosciuto storie d’amore serie o di passaggio con altri uomini. Non ha mai presentato ai suoi figli un altro uomo che prendesse il posto del padre. Dentro di me però sono fortemente convinta che abbia amato e anche intensamente, tenendo per sé i suoi sentimenti. Ma che fine fece il corteggiatore insistente? Lui dopo le nozze avrebbe voluto da nonna altri figli, ma lei non accettò mai la proposta perché questa scelta significava “mescolare il sangue”. Il nuovo bambino avrebbe sempre portato addosso il peso di essere un fratellastro per gli altri quattro, soprattutto per i maschi. Ione conoscendo bene la carne della sua carne, rinunciò quindi ad una nuova vita e anche al congruo aiuto economico che ne sarebbe derivato. Non mescolo’ mai i due gruppi sanguigni e ce lo disse fino alla fine dei suoi giorni. Quanto le sia costato in termini di sofferenza, nessuno di noi viventi lo saprà mai. ( continua)
La storia di Ione si arricchisce di nuovi particolari. prosegue molto bene.
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Eh già! E tanti ne scopriremo su questa straordinaria donna! Dormi bene Gian Paolo.
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sogni d’oro, fabiana
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