Qualche foto presa da f acebook.

se avete la pazienza di scorrere le immagini tratte da facebook, ci dovrei essere anch’io nella veste di presentatrice della sfilata dal titolo “Una lunga storia d’amore”. Le foto ufficiali, ben settecento circa non sono ancora riuscita a ridurle per postarle sul blog! Non essendo un’informatica ma nemmeno alla lontana, per ora ho reperito queste mescolate anche ad altri eventi di quest’estate. Sappiatemi dire se mi avete individuata. buona serata a tutti!

UNA LUNGA STORIA D’AMORE _ Facebook

Le mani sono la fotografia di noi stessi.

Puoi mentire su tanti aspetti della tua personalità, puoi farti fare lifting furenti e tinture prodigiose ai capelli, ti puoi fare iniettare chilogrammi di silicone dove manca, ma sulle mani e come vivono non puoi mentire. Le mani, due piccoli arti composti da dieci allungamenti chiamati dita, che terminano con dieci prolungamenti di lamine di sostanza cornea elastiche. Le nostre mani si muovono milioni di volte in una giornata, in genere si tende a trascurarle e a non pensare che ci aiutano nella sopravvivenza. Negli uomini primitivi erano l’unica arma che avevano per procacciarsi il cibo, difendersi dai nemici, costruirsi le capanne. Oggigiorno molte attività compiute un tempo esclusivamente dalle mani, sono state fortunatamente sostituite dalle macchine, pensiamo alla costruzione delle Piramidi! Pensiamo invece alla costruzione dei grattacieli, ma esse continuano a vivere, ad amare, ad accarezzare, a curare. Insomma in una parola le mani vivono. Dal modo nel quale le muoviamo, chi le osserva riesce a comprendere se siamo calmi o nervosi, se poi abbiamo qualche “tic” o abitudine , questa salta subito all’occhio. C’è chi le usa per esprimersi al posto delle parole, mimando gesti molto eloquenti, a volte anche molto maleducati. Denotano con una precisione quasi eccellente l’età della persona che le possiede, non sono ancora stati effettuati interventi radicali su di esse per ringiovanirle. Tipico disturbo legato all’età e ai cambiamenti ormonali sono le antipatiche macchie di color marroncino, che compaiono soprattutto nella mani delle donne in previsione o dopo la menopausa. Certe volte hanno anche malattie alle unghie che le imbruttiscono e in molte si nota l’odiata vitiligine che le fa apparire di due colori, come se in una parte fosse stato tolto il primo strato della pelle. Le mani vanno curate, massaggiate, ammorbidite, vanno amate e servono per amare e crescere un neonato, così come curano una persona anziana. Occorre fare molte carezze alle persone che ci circondano, donando loro quel senso materno di affetto e calore che può far stare molto meglio una persona. Le mani indicano la direzione, sgridano, approvano, applaudono, fanno gesti all’americano come “OK” con il pollice rivolto verso l’alto, oppure “OUT” con il pollice rivolto verso il basso. Vedo anche troppi “medi” alzati negli ultimi anni che sminuiscono coloro che li usano e offendono chi li riceve. Le mie sono diventate purtroppo brutte con il tempo, hanno ereditato le artrosi generazionali dei miei genitori, sono nodose, rigide e spesso gonfie al mattino. Eppure le uso ancora a dismisura, cucinando e rassettando, mettendomele nei capelli e accarezzandomi spesso la bocca quando penso in modo profondo. Le uso anche per pregare,per scrivere, per inventare, per cucinare, per truccarmi, vestirmi e lavarmi, le uso per abbracciare i miei figli, per sgridarle se occorre. Le unisco e le intreccio spesso, per rivolgermi con fede e con fiducia ad un’entità che non vedo ma che penso mi possa aiutare o quantomeno indirizzare. Le mani queste sconosciute che nascono e muoiono con noi, vengono partorite molto piccine, poi si sviluppano, si trasformano, si allargano, per poi ridiventare piccole e rattrappite. Allora sono loro che urlano e chiedono amore e cure, chiedono di essere vezzeggiate e considerate, pretendono ciò che hanno elargito nei lunghi anni del loro lavoro, hanno bisogno di sentire che non sono solo un prolungamento delle nostre braccia ma devono avere il giusto riconoscimento per tutto ciò che hanno fatto nella loro vita. Curiamole ogni sera, mostriamole belle ed in ordine, non mangiamo leunghie o le cuticole che poi regolarmente sanguineranno, muoviamole poco ed in precise occasioni, non gesticoliamo per dire ogni parola, centelliniamo i gestacci o eliminiamoli proprio dall’uso manuale, stiamo per pochi minuti al giorno in muta osservazione e parliamo con loro. Ci racconteranno cose dimenticate da tempo, ci suggeriranno risposte e ci faranno compiere scelte, che diversamente non avremmo fatto. Proviamoci ed amiamole, così come dovremmo amarle a tal punto da non usarle mai per compiere violenze inaudite su nessun essere umano, le mani sono nate per amare non per uccidere.

Tu chiamale se vuoi, confusioni.

Che strano, sto vivendo questi giorni come fossi dentro ad una bolla di sapone, con le orecchie riempite di bambagia, le membra che si muovono in modo stanco ed automatico, gli occhi sempre sul punto di chiudersi, stranita per i muri della casa e delle altre che mi circondano. Non mi riconosco e non ricordo i profumi di ciò che mi circonda. Sono come una piccola e spaurita bambina che è ritornata a casa dai genitori, dopo una vacanza con i nonni. Tutto mi è lontano e vorrei ritornare in quel piccolo paesini di montagna, dove persino le brioches erano più fragranti ed il caffè sapeva veramente di caffè. Sarà l’acqua buona del monte Ventasso che lo rende così cremoso e saporito? Persino la biancheria diviene più lucida e non abbisogna certamente di nessun Coccolino! Come ho già detto e temo di ripetermi nonostante i forti acquazzoni che hanno accompagnato il mio e penso anche il vostro soggiorno non mi hanno minimamente dato fastidio. Avevo bisogno di decomprimermi, di disintossicarmi da tutto e da tutti, di pensare e riflettere in silenzio, senza strani sortilegi o marchingegni vari. Per fortuna il cellulare non ha quasi mai suonato. o se lo ha fatto è stato per l’organizzazione della sfilata di abiti da sposa che ho curato e presentato l’undici agosto! E’ stata una serata magica ed irripetibile, con una mole dietro di lavoro pazzesco ma con risultati strabilianti per un piccolo paesino di montagna. Mi manca molto, mi mancano le tombole al bar Aurora del lunedì e giovedì sera, nelle quali ho anche vinto qualche cinquina e tombola. Seduti accanto a me quasi tutti i vecchietti e vecchiette del paese, simpaticissimi e più in gamba della sottoscritta, senza ombra di dubbio. Io che in vita mia non ho mai giocato a nulla e neppure mai tirato fuori un euro per giocare, mi sono scoperta un accanita “tombolara estiva”. naturalmente qua a casa non mi sognerei mai e poi mai di entrare in una sala da gioco, non è nelle mie corde spendere per nessun tipo di gioco. Ho gustato tutto, dalle camminate quotidiane, ai tortelli verdi nelle trattorie “alla buona”, ho riscoperto l’uso della parola e del colloquio verbale, ho parlato e aiutato la parrocchia, servendo con mia alla pesca di beneficenza del paese. Qua a Reggio mi manca l’aria, mi sento compressa e strizzata in un mondo che non è più il mio che continua a galoppare ad una velocità incredibile che non mi appartiene più. Ho visionato diverse piccole casette in vendita, non è escluso un mini acquisto per le prossime lunghe estati. Mio figlio, che ho rivisto dopo quasi tre mesi, mi domanda che cosa ci trovo dopo quaranta estati circa di così eccitante in quel luogo grande come un fazzoletto? Lui però ha vent’anni ed io cinquanta, ci trovo l’ossigeno e la gente che ti chiede ancora come stai. Ci trovo sempre un borgo antico di pietra, sento profumi ed odori che qua non annuso più, vivo un ritmo che per il mio stress quotidiano è terapeutico. In effetti stando là, ho abbassato di molto i veleni che assumevo, (alias medicine), mi sento diversa e lontana da quella nevrotica che ero fino a poco tempo fa. E’ tutta una grande stronzata brevissima questo tipo di vita che conduciamo, solo che siamo un pò duri di comprendonio tutti e non lo capiamo. Non so se i benefici del riposo continueranno, non so se tornerò a quella che ero, sicuramente ho aperto gli occhi e ho potuto vedere cose e persone in modo diverso, che prima non riuscivo a vedere. Ho forse aperto la mente e ho lasciato spazio ad un altro modo di vivere? Persino la santa Messa si svolge in modo più calmo, le persone nei loro banchi stanno più composte e i cori sono dati da un organo antico a canne e da voci femminili melodiose. Niente chitarre elettriche o altri strumenti, basta una voce. Ho persino comprato il pane fresco ogni giorno, mia figlia e mio marito ne vanno matti! Cosa che qui a casa faccio raramente, perché ne acquisto molto e lo congelo per i giorni a venire. Accidenti! Che modi di vivere diversi, anche se non sono mica all’Antartide e l’acqua calda ce l’hanno anche loro! E pensare che i ragazzi/e giovani di lassù odiano il loro paese e dicono che in inverno è una noia mortale, non c’è gente e non sanno cosa fare. E vorrebbero venire ad abitare in città, perché, dicono, qua ci sono più cose da fare e molto più movimento! Beata gioventù: è proprio vero che chi ha il pane non ha i denti.

Una lunga storia d’amore.

Sfilata di abiti da sposa a Cervarezza

BUSANA. Grande successo per la prima edizione della manifestazione “Una lunga storia d’amore”, sfilata di abiti da sposa svoltasi a Cervarezza. Per la prima volta hanno sfilato 31 abiti nuziali, appartenenti alle spose di Cervarezza e dintorni che anno prestato con gioia ed orgoglio gli abiti indossati nel giorno più bello della loro vita. Complice una cornice romantica e suggestiva, piazza del fontanone, Cervarezza e gli ospiti dei paesi limitrofi hanno potuto godere di uno spettacolo ad alto livello professionale, curato nei minimi dettagli dall’ideatrice e presentatrice della serata Fabiana Schianchi.

Ad aprire la magica serata 7 deliziose bambine vestite con abiti da damigella, prima comunione e cresima degli anni sessanta, per poi proseguire con la presentazione del primo abito datato 1952 e terminare con l’ultimo dell’anno 2005. Gli organizzatori della riuscita manifestazione, ed in particolare la ProLoco di Cervarezza, ringraziano «tutte le signore che hanno prestato un pezzo di sé e della loro vita, a tutte le ragazze di Cervarezza e che si sono cimentante per la prima volta nel difficile mestiere di modella». (l.t.)
15 agosto 2014

una lunga storia d’amore

Il fascino dell’abito da sposa
Redacon · 18 agosto 2014 07:15
1.166 letture ·

Riceviamo e pubblichiamo:
Trionfo assoluto per la prima edizione della manifestazione “Una lunga storia d’amore”, sfilata di abiti da sposa svoltasi a Cervarezza Terme lunedì scorso, 11 agosto. E’ stato un successo memorabile vedere sfilare per la prima volta 31 abiti da sposa, appartenenti alle spose di Cervarezza e dintorni, che hanno prestato con gioia ed orgoglio i loro abiti indossati nel giorno più bello della loro vita. Complice una cornice romantica e suggestiva, Piazza del Fontanone, aiutati da un leggero venticello che faceva sollevare veli di tulle impalpabili, Cervarezza e gli ospiti dei paesi limitrofi, hanno potuto godere di uno spettacolo ad alto livello professionale, curato nei minimi dettagli dall’ideatrice e presentatrice della serata Fabiana Schianchi. Ad aprire la magica serata 7 deliziose bambine vestite con abiti da damigella, prima comunione e cresima degli anni sessanta, per poi proseguire con la presentazione del primo abito datato 1952 e per terminare con l’ultimo dell’anno 2005. Ogni abito era accompagnato da una descrizione accurata della stoffa, del modello e delle metodologie di quei tempi usate dalle sarte per la confezione dell’abito stesso. Le descrizioni degli abiti sono state tutte scritte dalla signora Schianchi. Per creare maggior suggestione ogni abito era anche accompagnato dalla canzone in voga nel mese e nell’anno di riferimento. Con queste righe si vuole rivolgere un grazie sincero a tutte le signore che hanno prestato un pezzo di sè e della loro vita a tutte le ragazze di Cervarezza e che si sono cimentate per la prima volta nel difficile mestiere di modella, un abbraccio particolare alle sette damigelle d’onore. Ancora ringraziamenti a tutti i volontati e volontarie della nostro Pro loco che hanno lavorato alacremente per due mesi al fine di rendere omaggio e lustro al paese di Cervarezza. Un ringraziamento speciale alle parrucchiere Romina, Titti e Mauri che hanno curato le acconciature delle 13 modelle delle 7 damigelle e della presentatrice.Grazie a Corrado Zanni per gli allestimenti floreali, alla signora Beccari Katia per la stampa delle locandine pubblicitarie, c he somigliavano ad una partecipazione nuziale, infine onore al merito alla signora Lorena Galassi, della Pro loco, cheha lavorato instancabilmente giorno e notte per la buoan riuscita della sfialta. Un ringraziamento doveroso all’Amministrazione comunale di Busana, al sindaco Daniela Pedrini e a tutti i ragazzi che hanno lavorato logisticamente. Grazie a Ferruccio, Fiorenzo, Gianmario, Franco, Atos, a tutti i fotografi…

Alla prossima edizione!

(La Pro loco di Cervarezza)

Un Commento

18 agosto 2014 11:28 alle 11:28

Bellissima e originale idea! Complimenti alla instancabile Pro Loco di Cervarezza, per tutto quello che organizza per rendere Cervarezza ancora più godibile ai turisti e ai residenti! Grandi!

(Paolo Romei)

ll ritorno del guerriero e lo sbrinamento del frigorifero.

Una delle incombenze domestiche più antipatiche da eseguire al ritorno dalle ferie, per quanto mi riguarda è il cosiddetto “sbrinamento” del frigorifero, o pulizia dello stesso per usare un termine grammaticalmente corretto. Sin da bambina ho sempre guardato a questo pratica igienica e necessaria, soprattutto d’estate, quando germi e batteri proliferano maggior, come a qualcosa di antipatico, puzzolente ed estremamente lungo da eseguire alla perfezione. Dopo due mesi e mezzo di tranquillità in 60 mt. quadrati di appartamentino in montagna a 920 mt di altezza, rientrare in un “casermone” di casa su quattro piani moltiplicati per 70 mt quadri ogni piano, quattro bagni da igienizzare, aver già fatto da ieri sera otto lavatrici e trovare una polvere micidiale con tanto di ragnatele pronte per Halloween, non è il massimo. E’ stato un trauma vero e proprio il mio rientro! Come ogni anno “purgo” (senza bisogno della dolce Euchessina) il fatto di assentarmi così tanto da casa, ma il pensiero di ripartire tra pochissimi giorni per il mare stavolta, un poco mi rincuora! Tornando al mio frigorifero, stamattina sveglia all’alba e munita di stracci, tappeti, spazzolone, aceto bianco e spugne morbide nuove di zecca, ho svuotato quel poco che era rimasto nel frigo e nel freezer, l’ho ben riposto nelle buste per i congelati, ho tolto cassetti e cassettini, buttato le uova con il pulcino dentro e ho iniziato a lavare. Nel contempo, il necessario elettrodomestico iniziava a “sbrinarsi”, cioè a scongelarsi e pezzi di iceberg si scioglievano come neve al sole, inondando il pavimento della mia cucina. Tra la puzza di aceto, i residui di un sedano appassito, una bistecca che ho buttato immediatamente, ed un paio di sottilette color blu aviazione, ho temuto di rimettere la mia parca colazione. Mi son fatta forza e ho proseguito nell’operazione”mastro lindo”, lavando ed asciugando, acetizzando e togliendo ghiaccio, asciugando e strizzando! Il tutto con molta urgenza e fretta, dal momento che avevo già fatto la spesa che attendeva di essere riposta nel frigorifero. Mi son fatta forza e pian piano ho assaporato i primi risultati del frigo pulito e profumato, pronto ad accogliere le poche vivande acquistate.Confortata dal vedere nell’altro angolo,la nuova lavastoviglie che ha preso il posto di quella vecchia, sporca, lacera e consunta che perdeva acqua da tutte le parti e non lavava più bene. Strabiliata dal colore glicine o lillà che dir si voglia delle camere da letto, ripiturate da mio marito, ho tirato un sospiro di sollievo e ho proseguito nella pulitura della cucina. Ieri sera, ero talmente stranita e confusa nel rivedere la mia casa, che non mi ero nemmeno accorta del nuovo colore alle pareti delle camere da letto: una vernice intrisa di brillantini come avevo richiesto al Sant’Uomo, che, durante il lavoro di luglio e giugno, in mia assenza, cioè fuori dalle palle,dopo dodici ore di lavoro, alla sera, non sapendo cosa fare, invece di riposarsi aveva ben pensato di farmi una sorpresa e di fare l’imbianchino! Risultato strepitoso, sa fare anche l’imbianchino, ma questo lo sapevo già! Solo che io a pezzi, anche per il clima ben diverso dalla montagna, non gli ho fatto i dovuti complimenti, lui mesto mesto e con la coda, oggigiorno si chiama così, tra le gambe(e dove se non lì?), si è messo a guardare in tele una gara di formula uno! Dio, quanto mi manca il paesino di Cervarezza ed i suoi ritmi lenti ed un poco obsoleti! Sono sempre più convinta che devo tornare alla normalità di un tempo, ed usare sempre meno la tecnologia, ora so cosa significa bere un caffè per la strada,ballare in piazza con un’orchestrina, stendere i panni sui fili dell’aia, suonare il campanello, usare molto le gambe e poco l’auto, so cosa vuol dire mangiare in una trattoria “alla buona”. Ho lavato i piatti a mano per due volte al giorno, moltiplicato per ottanta giorni e non mi sono mai lamentata! Il resto ve lo dico alla prossima puntata, devo stirare una montagna di biancheria e ri preparare le valigie consone al mare della Grecia, ora vado a rimirare il mio frigo lindo e sterilizzato. Che brutto vizio ‘sto computer, mannaggia a me e alla mia voglia di scrivere

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