Le persone che soffrono di disagi psico somatici abbinati a stress e preoccupazioni quotidiani sono milioni. Ci sono tanti metodi, diversi tra di loro, per scaricare le tensioni ed i problemi che ci affliggono, tutti sono riconducibili alle ansie che sono tipiche del nostro secolo. Alcuni i più tristemente famosi, che fanno notoriamente molto male alla salute come il fumo, l’alcool oppure le sostanze stupefacenti altri, all’apparenza meno dannosi ma che creano ugualmente disagio ed ansia ulteriore. Sono tutti quei movimenti o abitudini reiterate nel tempo, ripetute centinaia di volte in una giornata, che difficilmente riusciamo a controllare e che creano imbarazzo a chi li compie e certamente anche a chi li osserva. Sono i cosiddetti “tic nervosi”che si amplificano in modo esponenziale se la persona che ne è affetta è colma di preoccupazioni e ansie varie.
Possono essere espressioni del viso, suoni prodotti dalla voce ovviamente non voluti, che vanno dallo schiarirsi la voce, al tirare su con il naso come se si avesse il raffreddore. Si può tossire o starnutire, oppure accompagnare le frasi pronunciate da intercalari come il famoso”cioè”, oppure”insomma”, oppure “no volevo dire”, “ecco, appunto..” . Esiste inoltre l’abitudine di ripetere l’ultima parola o l’ultima frase più e più volte. Questo meccanismo è un disturbo del linguaggio, (ecolalia) come la balbuzie, disturbo ancor più grave! legata a problemi psicologici. A volte accade che la persone nervosa e stressata accompagni le frasi con parolacce sconce o peggio, bestemmi pur non volendo pronunciarle (coprolalia). Questi movimenti e suoni sono prodotti all’improvviso, non vi è preavviso per colui che li manifesta e sono ripetitivi, rapidi e percepiti come incontrollabili ed irrisolvibili. L’unica cosa che preannuncia il loro arriva è una fortissima tensione emotiva accumulata che si scarica e si attenua proprio con questi gesti, stereotipati e ciclici. Scatenano un senso di vergogna, di imbarazzo addirittura ci si sente in colpa manifestando che qualcosa sta sfuggendo al nostro controllo che dovrebbe in teoria, essere sempre fermo e nessuna emozione dovrebbe scalfirci. Non è purtroppo così! Mentre dormiamo in genere non si manifestano e se abbiamo periodi di calma e di relax, si attenuano molto. Questi antipatici movimenti hanno però un lato positivo: possono aiutarci a dare un nome ed un volto al nostro disagio interiore e decodificarlo, contribuendo ad affrontarlo di petto con l’aiuto di un esperto e con il tempo, di vincerlo. Ci sono centinaia di tic, ed i modi per scaricarci sono veramente svariati: si va dal mangiarsi le unghie, dal toccarsi i capelli arrotolandoci una ciocca, oppure strapparci letteralmente i capelli (tricotillomania),
rigirare un anello che abbiamo alle dita migliaia di volte, muovere le gambe o battere un piede. Ci si può lavare la mani decine di volte al giorno, pulirsi in continuazione gli occhiali, toccarsi il naso o le orecchie, sino a fare smorfie irrefrenabili e scatti con contrazioni dei muscoli, non solo del viso, ma di tutto il corpo. Ad aggiungersi alla lista di queste espressioni di forte disagio emotivo si aggiunge anche il “tecnostress” o “tic del tocco”, mania questa nata grazie alla tecnologia odierna, in particolare il cellulare. Lo si fa anche per noia, per curiosità o per una malsana abitudine alal quale non si resiste all’impulso insopprimibile di tenere in mano il telefonino e di cliccare sul display. L’uso smodato di tutti gli apparecchi e strumenti come smartphone, i- phone, computer, tablet….espongono al rischio del tecno stress anche se sembrano una valvola di sfogo. Questo “tic” sicuramente all’avanguardia produce grossi mal di testa, dolori allo stomaco, ansia ed insonnia fino ad arrivare alla depressione vera e propria. Sono molto più esposti a questi rischi i “need for touch”, cioè chi ha bisogno di toccare con le mani in continuazione ciò che lo circonda. Qualcuno non esce di casa se in tasca non ha un anti stress, che può andare dalla comune pallina di plastica,ad un elastico da tirare e mollare mentre si parla con altre persone, ad una piccola trottola, un amuleto qualsiasi, oppure come detto in precedenza si giocherella con il touch screen. Ovviamente sono tic destinati a divenire dipendenza psicologica da tenere sotto controllo e da curare. Le dinamiche che stanno al di sotto delle evidenze spaziano dal bisogno d’affetto, all’essere ossessivi, dai sensi di colpa, alle paure immotivate. Collegandoci all’infanzia può rimanere nell’individuo adulto la paura del buio e di essere abbandonati, e non per ultima la paura di non sentirsi all’altezza della situazione. Sono tutti quanti segnali che ci indicano chiaramente che qualcosa dentro di noi non sta andando per il verso giusto, diamo loro ascolto e con un aiuto cerchiamo di tradurli per arrivare a capire chi e che cosa li hanno fatti nascere. Non trascuriamo dunque nessuno di questi indicatori, soprattutto e sempre anche nei bambini.