Il respiro.

Non comprendero’ mai.perché le persone non si prendono 5 secondi di tempo per dare un buongiorno, un semplice cenno di saluto che fa capire che ti stanno pensando e che tu esisti ancora. E per questo non c’è nessun tipo di scusa plausibile: la maleducazione e il non rispetto regnano oramai sovrane da anni. Sono io che essendo vintage non me ne faccio ancora una ragione!

Così come non riconosciamo più il valore del semplice respirare, fare un bel lungo e profondo respiro prima di qualsiasi azione o di aprire bocca. Il respiro, un potente mezzo che ci hanno regalato e che usiamo troppo poco. E male. Esistono da diversi anni fior di insegnanti che si vantano a volte in modo teatrale, di essere dei grandi maestri di yoga, maestri zen, cultori della calma e del rilassamento ed alla base delle loro lezioni la prima regola è: respirare.

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Il bambino appena nato respira e se non lo fa gli danno 2/3 schiaffetti leggeri sulla schiena per farlo respirare bene e così da quel semplice alito i medici comprendono molte cose. In ogni momento della ns giornata noi respiriamo spontaneamente senza accorgercene.

Ogni giorno facciamo oltre 23.000 respiri.In media infatti respiriamo 14-18 volte ogni minuto: prendendo 16 come valore medio, arriviamo a 960 respiri ogni ora. Moltiplicando per 24 arriviamo a 23.040. Mentre si dorme invece l’intervallo fare una boccata e l’altra è leggermente più ampio, tra i 12-16 al minuto.5 mar 2014

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Quando siamo agitati, nervosi, preoccupati il ns respiro accelera cambia ritmo, ma lo facciamo in modo scomposto e non ordinato. Impariamo questo semplice ed utile gesto x tranquillizzarci, per rimettere a posto le idee e dare tempo e modo al ns corpo di calmarsi. Respiri lunghi e profondi con cellulari e devices spenti. Con la mano sul petto e l’altra a livello dell’ombelico. Respirare e camminare sono 2 gesti fondamentali per la ns salute. E prima di aprire la bocca magari a sproposito non solo contare fino a 100 ma fare almeno 10 lunghi, profondi, calmi respiri.

Buon venerdì ed iniziamo a respirare!

E maschera sia!

Queste.erano le più dolorose, le distruttive per le persone. Non me la sento nemmeno di pubblicarne una foto. Sappiamo bene chi le indossava e non dobbiamo dimenticarcene mai!
Poi arrivò il 2019 e gli ultimi mesi dell’anno ci regalarono le prime polmoniti strane e sospette, portate si narra da un animaletto brutto e peloso che si chiama pangolino
Nel 2020 fu certezza: era arrivato il COVID SARS 19 con le conseguenze che tutti noi nel mondo conosciamo, fu pandemia e le genti erano diventate ancora più cattive di come erano prima.

E la moda con il suo estro e i suoi creatori ne confeziono’ di ogni forma, colore, tessuto, logo e partito. Nessuna a norma di legge. Tutte strane ma nessuna regolare! Se proprio non potete fare a meno di indossarle ricordatevi almeno di indossare sotto l’unica che ci protegge: quella chirurgica a norma di legge!

Questo io lo chiamo ” porta testicoli” però è a norma di legge!

Mi sovviene da pensare invece a quanti personaggi indossavano la maschera tutti i giorni anche prima del COVID. per andare al lavoro, in famiglia, con gli amici ed i parenti( serpenti si diceva un tempo….)Ma state pur certi che si vedeva ugualmente che eravate mascherati! Sincerità aspettami! Maschere sì ma solo a Carnevale !

Il mattino.

Dice il saggio cioè mio marito: ogni mattina quando scendi dal letto hai 2possibilità. Quella di essere una persona migliore da come sei o quella di continuare ad esporre al mondo la parte peggiore di te. La scelta è solo nostra. Tu oggi che persona decidi di essere?

Ninuccia e gli ANGELI ( VI ed Ultimissima parte del IV cap)

Tutti i diritti RISERVATI.@ all Rights Reserved by Fabiana Schianchi UGOLETTI.

Ninuccia iniziò a ricambiare i suoi baci ardenti ed appassionati. Dopotutto aveva solo trentuno anni, era di una bellezza prorompente e devastante per gli uomini e soprattutto per Vincenzo. Erano diversi mesi che non faceva più l’amore con un uomo vero e Vincenzo le era sempre piaciuto per la sua mascolinità e per il suo carattere forte e volitivo, nonché per la bellezza esteriore ed interiore che poasedeva. Si abbandonò completamente a lui, che nel frattempo aveva chiuso la porta del suo ufficio a chiave. Lei sbottonandogli la camicia e iniziando ad accarezzarlo con voluttà ovunque, gli procurava dei sospiri e dei gemiti fortissimi. Diverse volte lui le disse ” Ti amo da impazzire Ninuccia, ti ho sempre amata, sei tu la donna della mia vita. Amami ancora come sai fare solo tu, regalami i tuoi orgasmi e mi farai l’uomo più felice della Terra.”. Ninuccia obbedi’ ed iniziarono piano piano ad uscirle i suoi meritati orgasmi: il primo fu maestoso, abbondante e lunghissimo: l’urlo che uscì spontaneo dalla gola di lei fu talmente forte che un secondino, sempre di guardia davanti all’ufficio del Colonnello, busso’ lievemente chiedendo se era capitata una disgrazia.incenzo Cordua con la mente su un altro pianeta ma per nulla imbarazzato, rispose che era la radio che trasmetteva un film di guerra e gli disse di non disturbarlo più per nessun motivo, sino a che era in ufficio con la porta chiusa. Il secondino disse immediatamente ” sissignore” anche se la versione del film di guerra alla radio non era molto credibile dal momento che nella sala d’aspetto vi era appoggiato sulla sedia di ferro lo scialle nero di Ninuccia fatto al tombolo, ed era diverso da tutti gli altri scialli delle donne del paese perciò era molto ben riconoscibile.

Il carabiniere scelto Colonna Esmeraldo lo aveva riconosciuto e comprese subito chi c’era nell’ufficio ad urlare di piacere, fece finta di nulla e si accese una sigaretta. Dopo tutto non erano affari suoi e tutti in paese sapevano che per Ninuccia il Colonnello avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto. Ripresero a fare l’amore selvaggiamente e arrivarono altri orgasmi senza farsi pregare: finalmente aveva aperto la gabbia permettendo a loro di uscire allo scoperto dopo secoli di forzata prigionia. Arrivavano in fila uno dopo l’altro, come un fiume in piena che non conosce ostacoli, per ogni orgasmo lei chiudeva gli occhi e Vincenzo lo sentiva bene dalle contrazioni della vagina di lei che gli avvolgevano il suo superbo pene come in una morsa serrata. Ninuccia era in estasi, un leggero rigolo di saliva le usciva dalla bocca. Gli occhi facevano cadere lacrime calde di piacere e lei si abbandonava sempre di più al corpo di Vincenzo che oramai era al limite della sopportazione e temeva di eiaculare da un secondo all’altro.” NINUCCIA ti supplico, lasciami uscire da te, mi fai morire e non voglio venire proprio ora. Non prima di vederti completamente felice ed appagata, ti prego di non toccarmi per qualche minuto o esplodero’. Così dicendole uscì da lei a malincuore e continuando a baciarla con la lingua ovunque. Le procurò altri orgasmi altettanto intensi, prendendosi il tempo per calmarsi un poco al solo scopo di rientrare dentro di lei. Andarono avanti così ad amarsi come ragazzini per diverse ore quando lui, stremato e sudato fradicio esplose con la furia di un vulcano in eruzione bagnandola dappertutto con la Potenza del suo liquido che lei leccava ardentemente. Sembrava nata per fare l’amore e rendere felice il suo uomo, sapeva amare ed amava l’amore mescolato al sesso. Era spontanea, sincera, per niente costruita, i suoni primordiali , le urla ad ogni orgasmo erano veri, le movenze e le sensazioni che sapeva donare al suo uomo pareva le avesse imparare nei libri di scuola. Invece non vi è nessun libro che spiega come amare. Si nasce con l’amore dentro di sé, ce l’hai dentro le vene ed è mescolato al tuo sangue. Devi esserne intriso d’amore se vuoi donarlo all’altro! Non si va a scuola di sesso a meno che tu non sia una puttana e lo fai secondo un codice di comportamento ben preciso al solo scopo di ricevere in cambio sporchi soldi. Ma questo non è amore e non è nemmeno sesso, è vendere un pezzo della tua carne come fa il macellaio. Queste erano le idee di Ninuccia ben incise nella sua testa. ” Null’altro conta” diceva ” ma non devi fingere mai, saresti una donnina molto misera e finta….una di quelle che Ninuccia odiava, pagate x fingere l’orgasmo, pagate solo per miagolare come gatte in calore. Ninuccia ce lo aveva dentro di sé sin dalla nascita questo dono che madre natura le aveva fatto. S

Sua madre Angelica non glielo aveva CUCITO addosso come le aveva ricucito l’imene. Questo era un suo dono e nessuno glielo avrebbe rubato. Lei stessa era un dono della vita, era nata per amare e per essere amata. Il suo compito era quello di rendere felice ed appagata il proprio uomo e pretendeva altrettanto da lui, nonostante le violenze fisiche e psicologiche che aveva dovuto subire da bambina era rimasta dentro al suo cuore un’anima pura che credeva ancora all’amore vero e passionale. Vincenzo Cordua questo lo aveva capito fin da ragazzino quando verso sera, correvano felici entrambi per arrivare nel bosco dei ciliegi di Don Gaudenzio. Trascorrevano sotto alle foglie del grande ciliegio le ore pomeridiane libere dalla Fabbrica delle Scarpe. Sì strappavano i vestiti di dosso ed in un battibaleno erano nudi ed abbronzati dal sole cocente di Castrolibero. Felici e giovanissimi erano sempre avvinghiati come due edere, i loro corpi perfetti bramavano per imparare insieme giorno dopo giorno, tramonto dopo tramonto i primi giochi sessuali. Per ogni nuovo gioco che sperimentavano lei rideva ed urlava come una selvaggia, facendo impazzire ancora di più lui. Ora in quell’ufficio chiuso a chiave senza il ciliegio, lei doveva liberarsi di tutto quel piacere che per anni gli aveva dovuto negare. Finalmente era giunto il momento per rimettere i conti in pari e ridare a lui le gioie troppo a lungo negate. Completamente e senza remore, senza falsi pudori: stava facendo l’amore con il colonnello Cordua Vincenzo. Si sedeva ora sulla scrivania, si sdraiava in terra come una gatta innamorata conn

la schiena inarcata aprendosi da sola le piccole labbra ed inumidendole con la saliva per facilitargli l’entrata. Sinoffriva a lui di schiena perché sapeva bene che questa posizione lo faceva andare giù di testa, in modo tale che lui potesse penetrata meglio mentre con le dita lei si masturbava, cosicché Vincenzo affondava sempre di più i suoi colpi dentro alla vagina di lei. Persino sull’orlo del lavandino del bagno adiacente all’ufficio, davanti allo specchio mentre guardavano eccitati il pene di lui che entrava ed usciva ritmicamente dalla sua intimità più segreta che si era gonfiata a dismisura. Ogni tanto lei glielo prendeva in bocca e glielo succhiava avidamente, godeva così tanto che anxhe lei perdeva liquido che lui prontamente bacuaba. Era sbigottita ed eccitatissima per le imponenti dimensioni del pene di Vincenzo, non se lo ricordava più, adorava quelle parti così intime di lui , così come adorava la sua lingua quando la leccava in profondità nella vagina e nel suo adorabile culetto. Gli piaceva moltissimo non solo sessualmente e avrebbe voluto sposare lui e non quel buono a nulla di Fornasetti ma sua madre ancora una volta si era messa di traverso e glielo aveva fortemente impedito. In questo momento della sua vita forse non era più l’amore tenero ed ingenuo dei 15 anni, forse era solo una passione sfrenata sessuale ed ardita della quale Ninuccia ora ne aveva un dannato bisogno.

Il resto non le importava e l’amore del ciliegio non sarebbe più tornato per lei. Dopo quello che aveva dovuto subire aveva deciso a tavolino che non si sarebbe mai più innamorata. Ora si stava semplicemente prendendo ciò che le occorreva per tirare avanti. In quell’interminabile giornata Ninuccia volle dentro di se’ Vincenzo in tutti i modi possibili, anche in piedi mentre era saldamente attaccata al suo appendiabiti….pretese di essere amata in tutti gli angoli di quella stanza di venticinque metri quadrati. Sì donava a lui senza false riserve, senza falsi pudori o inutili vergogne e riceveva in cambio molto di più di QUELLO che lei gli stava regalando. Tutto in quei muri scrostati una volta che lei era uscita doveva avere il suo sapore, il suo odore, tutto doveva parlare di lei in modo che Vincenzo non la dimenticasse mai. Ma su questo punto Ninuccia poteva stare certa: Vincenzo da quando era un ragazzino e fino alla fine dei suoi giorni non l’avrebbe mai e poi mai dimenticata. Questo le avrebbe permesso di liberarsi in fretta ed in modo definitivo di Achille Fornasetti e…chissà.! Forse sarebbe riuscita ad amarlo ancora anche se il viaggio su al nord che aveva in programma l’avrebbe portata molto lontana da lui. Dopo diversi giorni da quegli amplessi di fuoco, Fornasetti fu arrestato e passò in carcere diversi mesi con parecchi capi d’imputazione. Primo tra tutti quello di furto e tentata vendita d’opera d’arte, loschi traffici con delinquenti di basso rango, stato d’ubriachezza molesta, furto di denaro dalla Parrocchia, percosse alla moglie, tradimento e altre piccole cosette che il Colonnello aveva aggiunto al curriculum del Fornasetti. Con evidente soddisfazione e una punta d’orgoglio lo mise in gattabuia personalmente dandogli anche un paio di sonori ceffoni senza essere visto dalle guardie. Dopo aver chiuso bene la cella con i dovuti catenacci si fumo’ un sigaro in santa pace, pregustando il momento in cui avrebbe fatto di nuovo l’amore con Ninuccia. E come sempre quando pensava a lei l’erezione arrivava di colpo e non riusciva a contenerla e né a domarla. Infatti dopo giorni e giorni di lontananza per mettere a tacere le malelingue, dato che lei non era ancora ufficialmente divorziata, decisero di rivedersi ancora per amarsi sino a non avere più fiato. Il viaggio al Nord era imminente e Ninuccia voleva sfruttare ogni minuto libero con Vincenzo, che felice per essersi tolto dai piedi un ostacolo alla passione tra lui e la sua donna cominciava ad intravedere un futuro e dei figli assieme a lei, ignaro della sua prossima partenza. Ma il giorno della partenza arrivò in un battibaleno così Ninuccia assieme a Rosina, Greta e Celeste se ne scappò via come una ladra, senza avvertire Vincenzo, certa che se lo avesse rivisto avrebbe desistito dal partire. Angelica le salutò lanciando loro improperi e maledizioni e non AUGURI o saluti benevoli e per la gran rabbia che provava ebbe un altro ictus ancor più grave del primo che arrivo a paralizzarla totalmente. Ma nemmeno questa volta chiuse gli occhi per sempre per andare a trovare in cielo il povero Biagio Ercolano, marito manipolato da lei per una vita intera come fosse un burattino con i fili ROTTI. Questo ulteriore incidente di percorso così come lo chiamava lei non le impedì di andarsene in Emilia Romagna precisamente a Bologna, dove aveva la casa editrice principale il Commendator Sangalli Pietro. Il cervello di Ninuccia era una calcolatrice perfetta e con le pile che funzionavano a meraviglia: d’ora in poi bando ai sentimentalismo, stop alle lacrime per il suo amore Vincenzo ma solo obiettivi chiari e precisi da raggiungere. In questo non era seconda a nessuno, con la determinazione e la tenacia che aveva sarebbe arrivata in cima alla vetta più ambita. La squadra femminile al completo firmata da Ercolano Ninuccia, Rosa Giudici, Greta e Celeste Fornasetti partì per Bologna accompagnata dal fedele e devoto Tirotta Mafaldo alla guida del suo camioncino rosso carminio. Era felice ed orgoglioso di accompagnare Ninuccia laddove lui stesso tanti anni prima aveva recapitato i manoscritti di Ninuccia. Borsalino in testa, camicia bianca della domenica e calzoni blu schiarendosi la voce disse ” ragazze, salite, si parte per il Nord. Avviò non senza fatica il suo fedele camioncino con il sorriso sulle labbra, in quella mattina di giugno, fiero di farle da autista. La squadra al completo partì per il nuovo viaggio lasciandosi alle spalle il passato. Pochi mesi dopo, inevitabilmente Sangalli innamorato pazzo di Ninuccia chiese la sua mano. Lei dapprima finse di negarsi per non apparire ai suoi occhi un avvoltoio che mirava solo al suo smisurato patrimonio. Poi portandolo con i suoi continui rifiuti anche ad ammalarsi data la non più giovine età, cedette le armi davanti ad un solitario da 15 carati, contornato da rubini birmani grandi come i grani del Santo Rosario. Sangalli non era capace di mezze misure: faceva le cose in grande o rinunciava. Ed a Ninuccia non avrebbe rinunciato per niente al mondo. Egli non sapeva della riluttanza di Ninuccia per il colore rosso, ma lei non diede a vedere nulla e asciugandosi una lacrima di finta commozione più che altro per il valore inestimabile dell’anello disse” Sì, ACCETTO di diventare tua moglie. Subito dopo le nozze, la nominò unica e sola erede universale di tutti i suoi beni, non dimenticandosi delle sue gemelle che avevano anche RICEVUTO da lui il cognome ” Sangalli”. Lui ed il suo fidato collaboratore dottor Ambrosetti, impiegarono un mese per stilare l’inventario di tutti i suoi averi, certi di aver dimenticato qualcosa di sicuro. ” Lo darete agli orfanotrofi dell’Emilia Romagna e farete costruire un ospedale in mia memoria, oppure distribuite voi a chi credete sia più meritevole. Quando io non ci saro’ più poco importa a chi andranno le briciole, a me preme soltanto di sapere che la mia adorata moglie è al sicuro con le ragazze. Quando all’età di 99 anni Sangalli Pietro chiuse gli occhi per sempre, in seguito a complicazioni sopraggiunte in seguito ad una banale influenza, tutto era già pronto per festeggiare i 100 anni, ma non fecero in tempo! Ninuccia, Rosina, le gemelle e tutto il personale di Palazzo Sangalli piansero lacrime di sincero affetto per quell’uomo che aveva dedicato tutta la sua vita al lavoro e negli ultimi anni a Ninuccia. Il palazzo d’ora in poi si sarebbe chiamato “Palazzo Ercolano Sangalli” così come aveva disposto nel testamento. Pietro Sangalli oltre alle belle donne allo champagne e alle notti brave quando era in gioventù, aveva saputo lavorare con intelligenza e fiuto, onestà ed astuzia, dedizione e tenacia costante. Questi ingredienti mescolati insieme, erano stati in grado di farlo arrivare alle vette più alte e fargli ottenere sempre un cocktail esplosivo di miliardi e ricchezze in suo favore. Dormiva solo tre/ quattro ore per notte, mangiava mentre lavorava, e persino mentre si faceva la barba o il bagno voleva accanto a sé Ambrosetti o Aristide con i telefoni che squillavano in continuazione da tutto il mondo, dal mondo che lui stesso aveva saputo creare e rispondeva a tutti senza lamentarsi mai.

Vivere per lui significava lavorare ed accumulare, comprare e vincere sempre su tutti. Questo sino all’arrivo di Ninuccia. Aveva settant’anni, trentotto in più di lei quando la conobbe e la vita per come la aveva sempre vista e vissuta lui, cambiò rotta e prospettiva di colpo. Apparententemente poteva sembrare burbero e tirchio ma nel profondo del suo animo era molto generoso e non si era mai dimenticato di un compleanno, di una nascita, di un battesimo dei figli dei suoi collaboratori. Tutti chi più chi meno lo avevano dovuto sopportare quando era uno scapolo ribelle, impertinente e donnaiolo facendoli dannare di continuo. La sua filosofia di vita era fondata su una regola ben precisa sulla quale non si poteva transigere mai: circondarsi solo di poche e capaci persone, pagarle molto bene e rispettarle sempre. In cambio chiedeva e pretendeva fedeltà assoluta o sarebbero stati guai per loro.

Idealizzare.

Forse non esiste o forse sono io che non ho saputo vederlo. Forse ce l’ho già da diversi anni e non ho saputo riconoscerlo ed apprezzarlo a sufficienza. L’ho idealizzato troppo ed il mio medico dice che sono innamorata dell’Amore per quanto dell’amore se ne sappia o se ne possa dare una definizione certa ed assoluta. Ci sono troppe variabili: in amore 1 +1 non fa 2. A volte può fare 3, spesso può fare zero. L’ho sempre cercato sin da piccola nei miei sogni do bambina, lo disegnavo sul quaderno piccolino a quadretti se alla fine rimanevano pagine vuote, sui diari che avevo….

Quello di scuola a fine giugno, cioè nelle pagine di luglio, agosto, settembre…poi lo ridisegnavo ad ottobre ad inizio scuola, ma niente da fare: non arrivava quello giusto! Mi riempiva la mente di grandi cuori rossi trafitti dalla freccia di Cupido. Trafitti ed aggiungo sanguinanti, infatti ricordo che dal cuore uscivano tante piccole goccioline di sangue che cadevano a terra in un ordine ben preciso: sempre in verticale! Presupponevo già che amore fosse uguale a dolore nonostante la tenera età? Tanto erano grandi quei meravigliosi cuori, uscivano dal foglio e sporcavo di rosso la tavola verde di formica della vecchia cucina!

Mia madre astuta contadina, capiva subito da quel rosso che desideravo l’amore, cioè il ” moroso” ma ancora non ce l’avevo! E si arrabbiava anche perché così facendo consumavo fior di pastelli Giotto costosi per l’epoca! Infatti nell’astuccio mancavano sempre il rosso, il marrone per la freccia ed il verde per il contorno e le spine! Ancora oggi il rosso è il mio colore preferito: si può dire che casa mia è tutta sul rosso, a partire dal colore della cucina! Bianca mi ripeteva sempre” cerca cerca faby, chi cerca trova, ma non troverai mai ciò che tu ti aspetti! Hai delle aspettative troppo alte, l’amore non è come la Madonna da venerare che alla fine dei conti è solo una statua! L’amore è terreno, ha dei limiti, non è il mito per eccellenza! Non saranno mai rose e fiori ma esso sarà condito da tante piccole spine! E comunque arriva quando meno te l’aspetti! Se vuoi te lo impasto io con farina e acqua, occhi azzurri e biondo di capelli “! ” Sì e magari già che ci sei mi fai anche il cavallo e la spada x difendermi! “
Io mi sentivo tremendamente presa in giro e soffrivo ancora di più. Rifiutavo tutti i ragazzi che mi facevano il filo, se io piacevo a loro, loro non piacevano a me! Soffrivano loro per non aver la ragazza dei loro sogni, soffrivo io per non essere innamorata di nessuno di loro! Ancora oggi lo aspetto quel mito, mi manca molto quella parte dell’averlo idealizzato così tanto che a volte sento il cuore scoppiare! Esisterà pure da qualche parte, il mito così come lo vorrei io? So che c’è, tutti ne parlano ma chi lo ha incontrato veramente? So che esiste e l’avevo pure incontrato ma aveva e avrà ancor oggi dei grossi limiti e difetti e forse pure la pancia prominente e pelato sulla testa? Ma allora è terreno ed i miti non sono terreni: è domenica mattina ed io ancora assonnata secondo me faccio confusione😄😄😄😄allora non è più sublime, non è più mito?? Il mito dell’amore, tanto raccontato nei libri di Alberoni e tanto decantato nei corsi di sapienti e saponi( parola da me coniata) non sono più certa che esista davvero. Ho perso le speranze, realizzo che è solo nei miei e nei vostri sogni. Però io continuo ad aspettarlo e a crederci. Forse idolatrandolo meno.

Senza pretese.

Non mi aspetto più niente in cambio di ciò che faccio per gli altri. Lo faccio e basta. Per il piacere e la soddisfazione più che altro mia. Raramente la gente conosce l’obsoleta parola ” grazie”.

Il tempo è tiranno.

Giuro che ci sono e quando riesco vi leggo. Ma il tempo ed io non siamo mai andati d’accordo! Siamo due amanti che si rincorrono da una vita e mai riescono ad incontrarsi. Quando lui arriva io me ne sto per i fatti miei, quando sono libera io lui se n’è già andato ad amoreggiare con altri! Gliel’ho chiesto da una vita di aspettarmi ma lui mi.risponde che non corro abbastanza veloce!
E allora sapete che cosa ho deciso in questo 2021 che già si è presentato come un anno insidioso? Che io ho i miei tempi che sono miei, lui, quel grandissimo figlio di puttana che si chiama TEMPO ha i suoi tempi e tempo x me non ne ha. Eppure mi dice che mi da tempo per tutto, sono io che non so usarlo bene! Già, gli esseri maschili vogliono sempre avere ragione! Ed io con i miei tempi, faccio finta di dargliela.

Scusate il disagio: lavori in corso!

Mi scuso con i lettori del romanzo” NINUCCIA E GLI ANGELI” ma ho pubblicato erroneamente solo un pezzo della fine del IV CAPITOLO! Mi è partito x errore il tasto ” pubblica”. Non è finito!!! Questo IV CAPITOLO mi sta facendo tribolare parecchio! Forse è la parte più piccante che non vuole essere pubblicata? Mah! Comunque verrà ripubblicato integro se le mie dita non schiacciano tasti invano! Buon pranzo a tutti!

In assenza del cine panettone…( NINUCCIA E GLI ANGELI IV PARTE DEL IV CAPITOLO)

Foto album di nozze di Corrado e Fabiana: Montegrotto Terme, 10 novembre 2005.

Un classico rito del pomeriggio di Natale, dopo aver mangiato a scoppiare, era quello di andare al cinema a farsi 2 risate! Io in genere non amo i cine panettoni ma ” NATALE A LONDRA” con Nino Frassica e ” QUO VADO”con Checco Zalone mi fecero ridere moltissimo! Oggi pomeriggio (25/12/2020…)causa cinema chiusi e atmosfera grigia e bigia per motivi noti, per arrivare a sera mi dedico con piacere alla mia amata Ninuccia sperando di terminare il IV CAPITOLO. PROVIAMO? BUONA LETTURA STIMATA IN CIRCA. 15 minuti.

Sa caro Ponzi per ricostruire un albero genealogico occorre molta concentrazione e molta tranquillità, lei mi capisce vero? “Che cosa significa un tempo mediamente lungo? Devo capire bene che tipo di alloggio suggerirle, vorrei indicarle un’adeguata sistemazione e non una camera per 15 giorni, come di solito mi chiedono. A proposito scusi se glielo chiedo ma quanto vorrebbe spendere per questa sistemazione?”

” Non si preoccupi di questo aspetto, il Comune mi ha rifornito di molto danaro e questo non rappresenta di certo un problema! Mi dica piuttosto, ce l’ha questa abitazione da suggerirmi oppure no?” Martino si guardò attorno con fare circospetto e con aria di rivelare il segreto più segreto del mondo, facendole cenno di avvicinarsi le sussurro’ in un orecchio” So per certo che don Gaudenzi Pasquale monsignore della parrocchia dei Beati Martiri cerca da tempo una per così dire perpetua, anche se non lo ammetterà mai! Il termine è certamente desueto, diciamo che vorrebbe una collaboratrice per aiutarlo in sagrestia. In cambio offrirà vitto ed alloggio, cioè una bella camerà da letto con annesso bagno personale. Che ne dice Dora? ” Direi che è perfetto per me! Anzi se mi indica la strada ci vado subito e chiedo se il posto è ancora vacante. ” Lo è lo è, altro che vacante! Quello è un posto di lavoro proprio assente!” Disse Martino sorridendo ” A quel pretone non si vuole avvicinare nessuna donna tanto è cattivo e burbero. Odia le donne per principio ma suo malgrado ammetterà che di una ne ha bisogno, quindi dovrà adattarsi ad averla tra i piedi se vuole andare a letto con le lenzuola pulite e piantarla di mangiare cime di rapa crude. Si dice in giro che da quando non c’è più il fratello gemello cioè Don Gaudenzio, la chiesa, la canonica e la sagrestia siano diventati un nido di topi e di sporcizia. ” Ce ne vorrebbe una squadra di donne con lo spazzolone in una mano e l’acido muriatico nell’altra, per far tornare tutto lucido e splendente come ai bei tempi!

” Una donna sola basterà e avanzerà se sarà quella giusta! La ringrazio di tutte queste informazioni e a presto.”. Ninuccia uscì in tutta fretta e molto soddisfatta dal ” Bar degli Amici”. Il nome di era rivelato all’altezza della situazione pensava molto felice Ninuccia e così in pochi minuti aveva di proposito rivelato il motivo per cui si trovava a Castrolibero, sperando che la notizia facesse presto il giro del paese. Forse aveva anche trovato una dignitosa dimora e per essere li’ solo da poche ore, l’inizio era promettente e poteva solo migliorare. Percorse tre stradine al di fuori del centro abitato, l’ultima delle quali era più sconnessa delle altre, con steli di erbacce ghiacciate. Strani sassi e inusuali detriti di ogni forma e colore spuntavano dalla neve. Per terra vi erano mattoni di case, tegole e vetri ridotti in briciole di pane. Se non fosse stata bene attenta a dove metteva i piedi quei residui di vetro camuffati da ghiaccio avrebbero potuto tagliarle anche un piede, dal momento che addosso oramai aveva solo un pezzo di tela. Era quel che le rimaneva delle scarpe espadrillas estratte da un cassonetto della spazzatura diverse ore fa. Questo sentiero portava dritto dritto in mezzo ad una campagna e Ninuccia che non connetteva più molto lucidamente per la stanchezza, si chiedeva se era possibile che fosse proprio quella la Parrocchia di quando era bambina, di quando in un tempo assai remoto aveva dato alla luce Beniamino? Ma la cosa che maggiormente la tormentava era non scorgere il tetto della ” FABBRICA DELLE SCARPE”. Come se il tempo l’avesse inghiottita, come non fosse mai esistita. Quell’edificio si era volatilizzato nel nulla come avrebbe voluto per il suo stupro. Non ricordava che fosse così lontana, come non ricordava più che si chiamasse ” Chiesa dei Beati Martiri”. Ma la sua parrocchia, quella di Don Gaudenzio Alessi, si chiamava ” Chiesa di Santa Liberata” e su questo non aveva alcun dubbio. Il tempo era trascorso e con esso era fortunatamente terminata anche la grande pandemia di asiacella che coinvolse tutta Italia e tutta l’Europa e Castrolibero non fu da meno. Ninuccia per farsi coraggio si diceva che tutto quanto era stato bruciato come nei Promessi sposi quando i lanzichenecchi portarono la peste a Milano quindi i Monatti nel portare via i morti dove passavano bruciavano e dusteuggevano case ed ogni cosa vi fosse all’interno.” Per evitare il contagio” continuava a ripetersi Ninuccia per farsi coraggio” dunque anche qui sarà successa la stessa cosa ma sono sicura che qualche resto che mi farà ricordare lo troverò sicuramente. Date le terribili e dolorose caratteristiche dell’asiacella non si sa come ma nella vecchia farmacia del paese vi erano ancora scatole di Talidomide, la micidiale medicina anti nausea che si somministrata in quegli anni alle donne gravide.

Buon Anno nuovo 2021@ con speranza, pazienza e tanta costanza! Non togliete ancor la mascherina o vi arriva la febbricina, lavatevi sempre le manine o vi arriveranno le punturine, state lontani ad amici e parenti o x davvero vi tolgono anche i denti! Questo corona non è INGLESE e non è Fabrizio, ma di certo esso ha un brutto vizio! Prima lo uccidiamo e prima noi tutti gioiamo! Augurissimi!

Nonostante la dannosissima medicina fosse stata tolta dal commercio per le gravissime conseguenze sui feti che nascevano focomelici, il vecchio farmacista continuava a farsene mandare dalla casa madre tedesca per aiutare le donne gravide a sopportare le nausee. Era in contatto con certi ex soldati tedeschi che gliele procuravano a prezzi molto bassi pur di smaltirle tutte e visto che le donne del paese miglioravano come sintomi, lui noncurante delle conseguenze tremende, continuava a spacciarne a prezzi stracciati. Nel periodo della pandemia cambiò solo la scatola facendola passare per Imperidone, altro medicinale che serviva per placare i sintomi di nausea forte e vomito. Purtroppo gli effetti furono anche questa volta devastanti, procurando moltissime morti su uomini e donne. Le pochissime donne che riuscivano a portare a termine la gravidanza partorivano bambini non formati del tutto, ossia privi di qualche arto, o con malformazioni in qualche punto del loro corpicino. Questi sfortunati bimbi venivano chiamati ” Gli Angeli di Castrolibero” e se da un lato la natura malvagia aveva tolto loro alcune parti del corpo, dall’altro li aveva dotati di una sensibilità e creatività definite eccezionali. Questi ANGELI facevano parte del coro di Castrolibero e imparavano guarda caso a suonare e a cantare diretti ed istruiti dal maestro Gaudenzio, quell’uomo che amava fissare il pavimento. Le faceva ancora male pronunciare quel nome sapeva che prima o poi lo avrebbe rivisto: era inevitabile. Mentre le sue gambe affondavano sempre più nella neve e oramai era congelata dalla testa ai piedi, si trovò in un vecchissimo rudere abbandonato che costeggiava la Chiesa. Sembrava un capannone a prima vista, che ne so, forse un’autofficina per riparare le auto. Certamente era uno stabile che nessuno usava più da diversi anni. Il tetto non c’era più, al suo posto vi era un cratere lungo come tutta la lunghezza deĺ rudere: sembrava la bocca aperta di un vulcano pronta per esplodere di nuovo! I finestrini erano ridotti ad una valanga di vetri.

Il portone d’ingresso in ferro battuto era completamente arrugginito e le colonne un tempo in legno massello ora erano divenute legno marcio come mele. Il portone era chiuso con un catenaccio a forma di campana, anch’essa arrugginita. Forse era servito un tempo per legare un toro di qualche contadino dei dintorni. Ninuccia avrebbe dato qualsiasi cosa per poter entrare dentro e vedere

manca ancora l’ultimo e più interessante pezzo del IV capitolo. Essendo un pezzo solo per adulti vi consiglio di leggerlo con il giusto spirito e prometto di pubblicarlo entro oggi.

Finché la barca va..

Sono loro il nostro futuro! In loro riponiamo sogni che x noi non si sono avverati e speranze che possano trovare la loro strada. Non sarà facile né indolore, inciamperanno e cadranno molte volte. Ma loro sapranno rialzarsi e ricominciare daccapo non una ma cento volte!
Ai miei unici tre amori assoluti in augurio di cuore! Vi amo con tutto l’amore che conosco e che posso offrirvi così come ne sono capace!
Un grazie sincero ed AUTENTICO a chi nel 2020mi ha letta e mi ha fatto compagnia, a chi mi ha scritto dandomi un consiglio e una mano quando ero a terra. E in questo anno oramai bruciato momenti per essere a terra ne abbiamo e ne ho avuto molti. Io vi dico grazie e lo dico a chi non ha mai smesso di leggermi e di rispondermi. A tutti gli altri indico la porta di uscita.

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